“Nobody made a greater mistake than he who did nothing because he could do only a little” (Edmund Burke)
Sino alla fine degli anni ’80 a chiunque sarà capitato di caricare le proprie valige su un carrello e di tirare il carrello in lungo e in largo in stazioni e aeroporti, per trasportare le valigie al punto di imbarco. Finché qualcuno, negli anni ’90, non ha pensato di posizionare una ruota – inventata 6000 anni prima in Mesopotamia – sotto una valigia, rivoluzionando completamente il modo di viaggiare di tutti noi.
Si tratta di un’innovazione banale di per sé, ma – come spesso accade – l’innovazione è banale solo a posteriori, mai in prospettiva. L’essere umano, infatti, manca di immaginazione e fatica a visualizzare come saranno le opere importanti di domani.
Il compito dei progettisti di infrastrutture è quello di cercare e trovare la ruota del trolley ed essere allo stesso tempo loro stessi ruota del trolley, al fine di generare innovazione.
L’efficacia dell’intervento di un progettista è molto grande in fase di pianificazione e progettazione di fattibilità, ma poi decrescere rapidamente quando si va verso la costruzione dell’opera infrastrutturale. Al tempo stesso, il costo di ogni singola fase di progettazione cresce. Se però, mantenendo costante l’investimento globale, fossimo capaci di aumentare l’impatto, e di conseguenza il costo, della pianificazione, otterremmo un effetto push-up in termini di innovazione e sostenibilità di tutta l’infrastruttura, dall’inizio della progettazione fino alla fase di costruzione.
Ma qual è esattamente il ruolo del progettista di infrastrutture sostenibili? E in che modo si accresce il valore della sostenibilità delle infrastrutture?
1. Conoscere e usare gli strumenti giusti
Il progettista deve saper identificare lo strumento giusto per ogni progetto, perché non tutti gli strumenti vanno bene sempre e dovunque: non solo BIM e Realtà Virtuale, ma anche i Modelli Genetici e il Generative Design, che è in grado di sfruttare l’intelligenza artificiale per analizzare – ad esempio – migliaia di alternative di tracciato sulla base dei vincoli stabiliti dal progettista, restituendone un elenco strutturato in base alla qualità delle alternative. Si tratta di uno strumento potentissimo che oggi i progettisti devono saper usare perché è grazie a questo tipo di strumenti che si accresce il livello di qualità dell’infrastruttura.
2. Un progetto sostenibile non si fa a tavolino
È indispensabile conoscere e comprendere il contesto: un progetto è tanto più sostenibile, quanto più si integra nel territorio e quanto più riesce a dialogare con il territorio. Il progettista visita concretamente e fisicamente i luoghi in cui l’infrastruttura andrà costruita, stabilisce quasi un feeling con quel contesto ed è quindi evidente che per farlo non basta Google Earth. Bisogna cogliere l’essenza di un territorio per capire perché un’infrastruttura serve, e solo dopo iniziare a progettare.
3. Pensare out of the box, ovvero fare le domande giuste
Non è sempre consentito perché a volte abbiamo un manuale e norme da rispettare. Ma soprattutto nelle fasi iniziali è doveroso cercare di uscire dagli schemi e dare quel valore aggiunto che si genera facendo le domande giuste, perché è così che si può indirizzare il problema, muovendosi verso la soluzione. La capacità di portare soluzioni alternative passa attraverso la capacità di fare domande giuste e agevolare coloro che sono portatori di punti di vista diversi ad esprimersi su problematiche anche lontane dalle proprie competenze.
4. Stakeholder engagement: la comunicazione è un elemento del progetto
Chi si occupa di comunicazione deve essere incluso nel team di progetto. Non c’è molto questa abitudine perché il team di comunicazione spesso è separato da quello dei progettisti. Sono, invece, convinto della forza che può avere un esperto di comunicazione integrato nel gruppo di progettazione, perché i momenti di condivisione devono essere progettati e lo stesso progetto deve avere forma e presentazione diverse a seconda della platea cui si riferisce.
5. La sostenibilità è ovunque: essere interdisciplinari oggi è fondamentale
Il gruppo di progettazione oggi è multidisciplinare per definizione: sono presenti professionalità e competenze sconosciute al mondo delle infrastrutture fino a 10 anni fa (sociologi, agronomi, esperti di fauna, gender expert, etc.). In questo processo il coordinatore o il PM ha il ruolo di facilitatore e, quindi, saper dialogare con queste persone è fondamentale, saper parlare queste lingue nuove diventa centrale per garantire la sostenibilità dei nostri progetti.
6. Contribuire alla crescita culturale della filiera
Non tutti hanno la maturità per partecipare alle tematiche di sostenibilità. Il ruolo del progettista è quello di alzare il livello di tutto il gruppo di lavoro, compreso quello del committente. Quando si lavora con committenti che vogliono partecipare alla progettazione questo diventa fondamentale, perché può succedere che la stazione appaltante si affacci su tematiche per le quali non possiede competenze specifiche. È dunque importante che il progettista sia in grado di lavorare insieme al committente generando un approccio win-win che eleva il livello di sostenibilità dell’opera.
7. Uscire dalla caverna
Il progettista deve essere il più aggiornato tra quelli seduti attorno al tavolo, deve saperne più di tutti, deve conoscere, perché non si può ripetere sempre lo stesso progetto. Probabilmente sarebbe comodo – anche dal punto di vista economico – ma è un approccio completamente perdente. Essere aggiornati significa studiare altri progetti, stringere partnership con enti di ricerca, cercare nuovi prodotti, partecipare ai convegni. È dovere del progettista offrire un contributo tecnico e culturale in grado di migliorare la progettazione delle infrastrutture.
Tutto questo è fondamentale perché la tecnologia corre e noi dobbiamo correre un po’ di più.