FLOWS – Il PNRR prevede misure di semplificazione che incidono su alcuni dei settori – tra cui le opere pubbliche – al fine di favorirne la completa realizzazione. Alcune delle linee guida tracciate nel PNRR sono state già applicate in passato in diverse occasioni dalla Regione Veneto, in particolare per quello che concerne il coinvolgimento degli enti e dei soggetti istituzionali circa la raccolta di consenso sui progetti che si intendeva realizzare. In che modo la Regione ha perseguito la raccolta di consenso sui progetti infrastrutturali, a partire dal programma di soppressione dei passaggi a livello e di potenziamento del trasporto ferroviario regionale? Quali “prassi” sono state adottate in questo senso?
Marco d’Elia – In primo luogo vorrei precisare che le prassi e le procedure adottate dalla Regione del Veneto, rientrano all’interno di un rinnovato assetto normativo che si è sviluppato negli anni. Infatti, a partire dal Nuovo Codice dei Contratti pubblici, dapprima con il D.lgs. 163/2006 e poi con il successivo D.lgs. 50/2016, si è posta la dovuta attenzione ai contenuti dei vari livelli progettuali, in modo tale da consentire una più agevole condivisione dei progetti con i territori interessati dai vari interventi. Nella fattispecie l’iter che si è seguito per i progetti sviluppati da Regione del Veneto a partire dal 2017, ha visto il coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali e Provinciali sin dalle prime fasi propedeutiche alla redazione dei Progetti di Fattibilità Tecnico Economica, mediante la condivisione e l’illustrazione delle diverse alternative progettuali, in modo tale da consentire una più agevole individuazione delle criticità tecniche e territoriali legate alle singole proposte. Inoltre, incontrando le varie realtà locali, c’è stata la possibilità di illustrare le tempistiche dell’iter tecnico ed amministrativo, chiarendo al contempo le varie competenze ed i ruoli in capo a ciascun Ente e condividendo con gli stessi, obiettivi ed opportunità legate all’intervento infrastrutturale. Altro aspetto importante, legato in particolare alle prime fasi dello sviluppo dei progetti, sono risultati i momenti di incontro e condivisione degli aspetti tecnici con i progettisti, gestito sia attraverso incontri periodici di coordinamento che di analisi di aspetti di dettaglio, nel corso dei quali è stato possibile raccogliere i primi pareri di indirizzo da parte degli Enti e delle Società di gestione delle reti dei servizi locali e valutarne i possibili riflessi sull’intervento In questo modo è stato possibile procedere più speditamente durante le fasi approvative dei progetti, sia durante le Conferenze di Servizi preliminari che in quelle decisorie, in quanto gli Enti interferiti, i consorzi di Bonifica e gli uffici Ministeriali, quali le Soprintendenze, erano a conoscenza dei contenuti del progetto e pertanto informate dei diversi aspetti tecnici. Un ulteriore elemento di impulso alla corretta ed agevole condivisione dei contenuti progettuali è stato dato dall’utilizzo di un portale telematico, di cui ci si è avvalsi non solo per la condivisione tra Amministrazione regionale e progettisti per lo scambio documentale, ma grazie al quale gli Enti convocati alle Conferenze di Servizi hanno potuto analizzare facilmente gli elaborati di progetto. In tal senso, si è dato un ulteriore impulso alla dematerializzazione dei verbali e degli elaborati progettuali, in linea con il processo di digitalizzazione dei processi informativi all’interno della P.A., avviato con il D.lgs. n. 82/2005.
F – Quali sono i vantaggi sperimentati grazie a questo approccio al progetto, tanto per l’Amministrazione Pubblica, quanto per il territorio?
MdE – L’approccio seguito nell’iter di elaborazione ed approvazione dei progetti può essere definito collegiale. La condivisione delle scelte tecniche adottate e delle varie alternative, ha permesso di anticipare ed approfondire fin da subito le criticità legate alle singole proposte progettuali. In questo modo è stato possibile apportare modifiche puntuali ai progetti, in accordo con le realtà locali. In questo senso un indubbio ringraziamento va fatto anche a quelle Amministrazioni Comunali che hanno condiviso con la cittadinanza, attraverso alcune assemblee pubbliche, le diverse proposte di intervento. In questo modo c’è stata una partecipazione attiva del territorio, che ha indubbiamente agevolato la prosecuzione dell’iter amministrativo e l’individuazione della miglior soluzione progettuale.
Un possibile miglioramento al processo sopradescritto potrebbe focalizzarsi sui seguenti aspetti:
- valorizzare con maggior attenzione i primi approcci agli interventi ed in particolare il momento della redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, nello specifico l’analisi delle alternative progettuali; tale fase è essenziale per motivare e giustificare il “perchè” di un progetto e della sua conformazione, e diventa molto importante in seguito, quando l’opera viene analizzata e, a volte, messa in discussione da parte dei cittadini. In linea con questa considerazione, se mi è permesso, vorrei sottolineare come ritenga molto importante anche da parte degli Enti locali interessati da un’opera pubblica, nonché dagli Enti territoriali ed interferiti, una più attenta e circostanziata ponderazione e valutazione dei progetti degli interventi proprio in questa fase, in quanto è possibile in seguito “aggiustare il tiro” con la successiva fase della progettazione definitiva, con minori costi e problemi per l’amministrazione procedente;
- rendere più “permeabile” l’attività della pubblica amministrazione nei confronti dei cittadini, non tanto nell’ottica del “controllo” dell’operato della PA, quanto piuttosto in un senso più costruttivo, di confronto e di illustrazione delle motivazioni e delle scelte che hanno condotto alla redazione di una determinata proposta progettuale. Tale confronto dovrebbe anch’esso avvenire nelle prime fasi di sviluppo dei progetti e non con il livello definitivo od esecutivo, alimentando il senso di “è inutile, tanto è tutto già deciso”….Certo, va detto che come Enti pubblici siamo infine chiamati ad operare delle scelte che perseguono lo scopo della pubblica utilità, quindi del bene comune, pertanto alla fase della condivisione, segue necessariamente e responsabilmente il momento della scelta.
F – E quali benefici per la progettazione e la realizzazione delle opere?
MdE – I vantaggi descritti poc’anzi, se da un lato hanno contribuito ad un miglioramento delle performance della Pubblica Amministrazione, che in un arco temporale ristretto, è riuscita a sviluppare un considerevole numero di progetti, con un livello di progettazione spinto in numerosi casi sino al progetto esecutivo. I vantaggi dell’iter di analisi, condivisione ed approvazione degli interventi peraltro, hanno sicuramente agevolato e reso più efficiente anche il lavoro dei progettisti, i quali hanno potuto sviluppare i progetti senza il rischio di dover introdurre continue varianti e modifiche, che avrebbero comportato un inutile e dispendioso allungamento dei tempi di progettazione. Per quanto attiene invece la fase di approvazione delle opere, posso dire che l’approccio seguito ha facilitato il lavoro degli Uffici Regionali, sia durante l’avvio delle procedure di esproprio che nel corso delle Conferenze di Servizi. Nei fatti, il risultato più tangibile della progettazione condivisa è stato quello di contenere le potenziali contrarietà al progetto, le quali, molto spesso, portano al rallentamento e nei casi più gravi, all’interruzione dell’iter approvativo delle opere pubbliche.
F – In che modo questa way of doing può essere estesa al coinvolgimento dei cittadini, diventando un vero e proprio processo di public engagement?
MdE – Il processo di coinvolgimento attivo della cittadinanza nei processi decisionali, rappresenta il perno attorno al quale si sono sviluppati alcune delle più importanti novità legislative introdotte negli ultimi anni, si pensi ad esempio all’istituzione del Dibattito Pubblico per i progetti relativi alle grandi opere infrastrutturali e di architettura, aventi particolare rilevanza sociale ed ambientale. Il flusso di lavoro seguito dalla Regione Veneto va in questa direzione ed è stato pensato per resistere al cambiamento, perché si è stabilito un processo ripetibile ed eseguibile anche per altre tipologie di intervento. Rimane ovviamente ancora del lavoro da fare ed un aiuto importante in tal senso potrà venire anche dall’utilizzo degli strumenti per la modellazione digitale degli edifici e delle infrastrutture, come ad esempio il Building Information Modelling. Inoltre, il coinvolgimento – sin dalle prime fasi di sviluppo di un progetto – degli stakeholder di riferimento rientra tra i criteri di valutazione dei sistemi di rating e misurazione della sostenibilità delle opere infrastrutturali, che la Regione Veneto – tra le prime in Italia – ha utilizzato con riscontri positivi in occasione, di recente, di una proposta progettuale.
F – Il “Modello Veneto” sin qui illustrato è applicato anche in altre Regioni? Può diventare una benchmark a livello nazionale?
MdE – Il mio auspicio è che tali modalità di azione possano diventare prassi comune nel futuro per la Regione del Veneto e per tutte quelle Amministrazioni e quelle Società, quali ad esempio ANAS ed R.F.I., che nei prossimi anni si troveranno a progettare e realizzare cospicui investimenti infrastrutturali, sia stradali che ferroviari, con importanti ricadute per la competitività e produttività dei nostri territori. Ritengo irrinunciabile in questo senso la volontà di divenire parte proattiva nei processi di progettazione, approvazione e realizzazione delle opere pubbliche, superando resistenze interne, spesso anche inconsapevoli, che tendono a creare uno scollamento tra gli Enti ed il territorio, tra istituzioni e cittadini. La mia speranza quindi è poter offrire, come Regione del Veneto, delle esperienze consolidate che possano essere prese ad esempio da altri Enti ed Amministrazioni, e migliorate nei punti più critici, rendendo l’iter di approvazione delle opere sempre più efficace e competitivo, nei tempi e nei risultati.