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Verso il futuro della shared mobility
Il sistema modulare NEXT“[…] Citizens gain in many different ways. They no longer need to factor in congestion. Almost all of their trips are direct, without need for transfers. Mobility is much cheaper thanks to the highly efficient use of capacity; prices for journeys in the city could be 50% or less of today even without subsidy. Huge amounts of space previously dedicated to parking can be converted to uses that increase livability, from public parks to broader sidewalks, and more and better bicycle lanes. […]””
Lo studio Shared mobility. Innovation for liveable cities sviluppato dall’International Transport Forum nel 2016 immaginava scenari di mobilità urbana fortemente orientati, diremmo “sbilanciati”, verso la mobilità condivisa. Una forma di mobilità che, per le sue caratteristiche, offre flessibilità, nello spazio e nel tempo, economicità, anche e soprattutto in termini di investimento, con riferimento specifico a “forme urbane” di bassa e media densità, dove sprawl urbano e crescente asistematicità degli spostamenti rendono il sistema di trasporto pubblico sempre meno efficace ed efficiente.
Quel modello, peraltro in qualche modo anticipato dai cosiddetti servizi di trasporto informali caratteristici delle nascenti megalopoli sud americane, asiatiche, africane, presenta ampi spunti di riflessione sul contesto normativo, regolatorio, organizzativo, di integrazione con il sistema di trasporto portante. Oltre a porre sfidanti questioni sul tema della pianificazione dei trasporti, soprattutto quella tattica e strategica.
È realistico ricondurre la mobilità urbana a servizi di trasporto prevalentemente in condivisione? Quanto il contesto di riferimento tecnologico sta orientando i servizi di mobilità verso soluzioni più flessibili? Quanto è realistico supporre una radicale modifica del sistema nel breve-medio termine?
Un sistema che va oltre
Si chiama NEXT, ma in effetti è BEYOND (oltre) molti degli aspetti della letteratura e delle tecniche di analisi consolidate nel campo della progettazione di servizi di trasporto. La sua sfida è forse riassumibile nel realizzare un «nodo di scambio viaggiante», un «luogo», una «funzione» in movimento, un servizio di mobilità flessibile, scalabile, condiviso, autonomo, green. Innovativo.
Ogni modulo, un cubo. Duevirgolacinque metri. Leggermente inclinato, così da poter ospitare comodamente (nella versione standard passeggeri), 6 persone sedute più 4 passeggeri in piedi, e al tempo stesso essere più aerodinamico. Altezza e larghezza di un bus, o quasi; lunghezza, quella di una Smart. A 2 posti!
“Non esiste alcun mezzo paragonabile in termini di fattore di forma. Siamo di fronte ad un veicolo lungo due metri e mezzo che può trasportare 10 persone”
Ogni “modulo NEXT” è indipendente, un’unità completa di motori di trazione, sterzo, batterie e plancia comandi. Può essere guidato da un pilota umano o in modalità self-driving dove legale.
Ogni modulo può unirsi ad altri moduli, persino in movimento, grazie alla tecnologia di allineamento ed aggancio meccanico tra i veicoli, proprio come il celebre rendez-vous in orbita dei veicoli spaziali. E proprio per lo stesso motivo per cui le navicelle si agganciano alla stazione spaziale orbitante, si uniscono anche i veicoli NEXT, ovvero per scambiarsi membri dell’equipaggio, strumentazione, viveri, carburante
Ecco che si realizza allora il “nodo di scambio viaggiante”: più veicoli provenienti da zone diverse della città con coefficienti di riempimento tipici di un veicolo privato (bassi) si avvicinano, si uniscono, proseguono uniti per tratti di percorso comune; i passeggeri “migrano”, il mezzo si stacca e prosegue la sua corsa con un livello di occupazione più elevato, più efficiente. Gli altri moduli potranno andare verso nuovi e diversificati utilizzi.
Si è realizzato il classico modello “feeder” verso servizi di trasporto “portanti”, con lo stesso mezzo di trasporto, senza infrastrutture, senza nodi di scambio, con soluzione di continuità dalla singola origine alla singola destinazione.
È chiaro. NEXT pone questioni rilevanti di “ingresso” nel mercato dei trasporti.
Superate le “barriere” normative che garantiscono l’operabilità “su strada”, intraviste le opportunità offerte dalla sua intrinseca flessibilità e naturale propensione a occupare i “piani alti” di una ipotetica graduatoria di innovazione nel sistema dei trasporti, lascia aperti temi su cui i pianificatori, i progettisti, i tecnici di economia dei trasporti, gli enti di governo potranno cimentarsi nel breve termine.
Un progetto innovativo aperto alla sperimentazione
Il sistema infatti presenta una scalabilità che coadiuva i concetti di gerarchizzazione della rete del trasporto pubblico. L’accorpamento di più moduli rende la sua capacità variabile, attraversando i campi di applicazione del taxi, del bus, e su, fino al tram.
Il sistema presenta una flessibilità che supera il concetto di car-sharing, potenzialmente diventando servizio in sharing in funzione del fabbisogno, ma tornando a fornire servizi più assimilabili al trasporto pubblico, di linea e non di linea, laddove si abbiano segmenti di domanda coerenti.
Il sistema ospita funzioni, interpretando il “luogo” fisico, ove svolgere azioni e avere opportunità, in movimento.
Il sistema, quindi, muta. E mutando sfugge alle categorie classiche secondo le quali siamo soliti definire “gli ambiti di efficienza ed efficacia” del servizio: quale gestore? Quale tariffa? Quale integrazione? O quale “sostituzione” al sistema di trasporto pubblico tradizionalmente inteso?
Il sistema, in conclusione, offre una incredibile opportunità di riflessione e un “laboratorio” dove sperimentare insieme ai pianificatori, ai regolatori, ai tecnici, per individuare quegli ambiti di efficienza ed efficacia che ne garantiscano la sostenibilità. Un’occasione per concepire soluzioni tecnicamente fattibili, stante il contesto di riferimento.

immagine gentilmente concessa da Next Future transportation inc.
