Envision™ è il primo sistema di rating per realizzare infrastrutture sostenibili.
Attraverso una griglia di analisi – articolata in 5 categorie e in 14 sottocategorie: Quality of Life (Purpose, Wellbeing, Community), Leadership (Collaboration, Management, Planning), Resource Allocation (Materials, Energy, Water), Natural World (Siting, Land-water, Biodiversity), Climate and Risk (Emissions, Resilience) – Envision™ valuta la sostenibilità dell’opera infrastrutturale e, a partire da una metrica che identifica e quantifica le prestazioni del progetto, introduce spunti per il miglioramento.
Envision™ si applica a tutti i tipi di infrastrutture: strade, ponti, ferrovie, aeroporti, gasdotti, dighe, acquedotti, sistemi di trattamento delle acque, stadi, etc. Gli strumenti di valutazione di cui dispone possono essere utilizzati per progetti di dimensioni, complessità e localizzazione diversi.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo Orsenigo e Stefano Susani, tra i primi a portare Envision™ in Italia.
1. Envision™ nasce negli Stati Uniti grazie alla collaborazione tra l’Institute for Sustainable Infrastructure, organizzazione non profit con base a Washington, e lo Zofnass Program for Sustainable Infrastructure dell’Università di Harvard. Si tratta di un sistema non ancora particolarmente diffuso in Europa, basti pensare che in Italia le persone che possiedono una certificazione per Envision™ sono circa 30.
Per quale ragione, secondo voi, Envision™ può avere seguito e sviluppo anche nel nostro Paese? Qual è il valore aggiunto che offre tanto a progettisti e ingegneri, quanto alle pubbliche amministrazioni che commissionano le opere infrastrutturali?
S. Susani: Una delle ragioni per le quali Envision™ ha un potenziale in Italia è la sua chiarezza e immediatezza. In un panorama normativo articolato come il nostro, nel quale il disegno di insieme si stempera in dettami prescrittivi spesso espressi in “legalese”, il fatto di potersi riferire a un protocollo integrato rende il tema della sostenibilità meno soggettivo e più diretto. Di fatto, Envision™ si pone anche la finalità di essere una guida di progetto per la sostenibilità applicata alle infrastrutture: definisce una piattaforma di linguaggio comune per il dialogo fra le diverse discipline dell’ingegneria e dell’architettura, un fatto senza precedenti nel mondo delle infrastrutture. Questo linguaggio comune permette ai progettisti di esprimere compiutamente e con la giusta ambizione ingegneristica l’adesione ai principi e ai criteri della sostenibilità e della resilienza, e alle stazioni appaltanti di disporre di una griglia di valutazione completa e trasparente nella analisi di aspetti che molto spesso vengono considerati soggettivi e che tali non sono affatto. Il fatto che il protocollo sia free è una grande innovazione metodologica rispetto a esperienze simili, sempre del mondo anglosassone. Le amministrazioni possono adottarlo in maniera diretta e senza vincoli amministrativi e possono confrontarsi, grazie alla banca dati dell’Institute for Sustainable Infrastructure (ISI) dell’Università di Harvard, con una prospettiva di condivisione internazionale.
L. Orsenigo: Negli Stati Uniti il Protocollo Envision™ ha avuto una crescita esponenziale in pochi anni. Sono, infatti, più di mille i progetti che hanno provato a utilizzare Envision™ e che hanno sperimentato la sua metodologia innovativa. Credo che anche in Italia si possa avere un seguito nell’utilizzo del Protocollo perché permette di fornire alla collettività un’evidenza oggettiva relativa al fatto che l’infrastruttura è stata progettata e realizzata tenendo in debito conto la sostenibilità, che non è solo ambientale, ma anche economica e sociale. L’attenzione su come vengono progettate le infrastrutture è ormai sempre più elevata, e tutte le proteste a cui assistiamo periodicamente, vedi i Comitati No Tav o No Tap, sono un chiaro esempio; Envision™ può essere la giusta risposta.
2. Il nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs 50/2016) stabilisce che le nuove infrastrutture debbano essere, tra le altre cose, condivise (per esempio, attraverso il public engagement) e leggère (sotto diversi punti di vista: impatto sul territorio, manutenzione, possibilità di trasformazione e riutilizzo, etc.). In che modo Envision™ interpreta il tema del dibattito pubblico e della sostenibilità?
LO: La condivisione della progettazione dell’opera con tutti gli attori interessati (i cosiddetti stakeholder) è un aspetto fondamentale per prevenire forme di protesta che ne ostacolano poi la realizzazione. A monte della fase progettuale bisognerebbe porsi alcuni importanti quesiti, tra cui: l’infrastruttura preserva e valorizza le risorse locali? Aiuta le comunità del luogo a svilupparsi minimizzando i potenziali impatti negativi e migliorandone la vivibilità? Possono essere impiegati tecnologie e materiali per migliorare la salute e la sicurezza dei cittadini? Il progetto di un’infrastruttura deve innanzitutto tener conto degli obiettivi primari della comunità, definendo quali e quanti benefici a lungo termine ne possono realmente scaturire, minimizzando, al contempo, gli impatti sulla collettività. Deve inoltre valutare, integrare e migliorare i bisogni, gli obiettivi, i valori e l’identità stessa della comunità; deve essere in grado, cioè, di valorizzare quei caratteri locali che la rendono unica ed esclusiva. La categoria Quality of Life del Protocollo Envision™ risponde a questi interrogativi, in quanto valuta l’impatto che il progetto può avere sull’intero tessuto sociale esistente e raggruppa al suo interno le tematiche relative al benessere della comunità da un punto di vista economico, fisico, naturale e sociale. Quindi risponde ampiamente, con un metodo codificato e oggettivando le scelte condivise con gli stakeholder, quanto previsto dal nuovo Codice Appalti in relazione al public engagement. Le altre quattro aree del Protocollo indirizzano poi tutte le tematiche legate all’impatto ambientale, all’utilizzo di materiali sostenibili, alla durabilità dell’infrastruttura e alla sua resilienza, ovvero la capacità di adattarsi ai futuri cambianti climatici.
SS: Concordo con quanto ha già detto Lorenzo. Aggiungo anche che Envision™ inquadra il tema della condivisione nel contesto più ampio di sostenibilità e resilienza. A mio avviso questo permette di evitare il taglio Nimby di molti dibattiti pubblici: difficilmente la discussione su una valutazione di impatto condotta con la guida di Envision™ può infilare l’infrastruttura nel vicolo cieco della pura opposizione.
3. L’utilizzo di Envision™ implica un aggravio dell’attività progettuale, che risulta essere più complessa dal punto di vista organizzativo, gestionale, decisionale, etc. Questo tipo di lavoro, particolarmente oneroso in fase iniziale, genera importanti vantaggi. Quali?
SS: Se da un lato Envision™ fornisce un framework chiaro, dall’altro esige la reinterpretazione e l’analisi in chiave di sostenibilità di tutti i processi di realizzazione di un’infrastruttura. Non è solo un fatto di tempo, ma soprattutto un fatto di competenze: Envision™ si rivolge a un team di progettisti e non si presta a essere affrontato da un singolo specialista. Questa è anche la chiave di lettura dei vantaggi che può offrire. L’opera viene vista, come anticipava Lorenzo, a 360 gradi con gli occhi di tutti i suoi potenziali stakeholders: chi la usa, chi ci convive e chi la subisce. Con questo approccio è più facile ottenere un progetto condiviso ed efficace, quindi, in ultima analisi, utile. Avendo partecipato personalmente a esperienze di assessment, in qualità di Envision Sustainable Professional (Envision SP), ho visto dal vero quanto il Protocollo spinge verso un approccio pragmatico e che orienta e stimola all’innovazione; si ottengono molto più facilmente soluzioni ingegnose e si è molto più portati allo sguardo verso esperienze similari internazionali. Infine, i team di progetto sono molto più appagati da questo confronto strutturato.
LO: È spesso tradizione italiana dedicare più attenzione alla attività di costruzione dell’opera rispetto a quella di progettazione. È dimostrato che una buona progettazione, completa, chiara ed esaustiva genera indubbi vantaggi in fase di realizzazione, eliminando incertezze, sovracosti e ritardi nell’esecuzione. L’utilizzo di Envision™ non implica un aggravio alla progettazione, anzi, a mio modo di vedere, la agevola strutturandone alcuni processi che a volte sono un po’ in balia degli eventi. Envision™ richiede metodo e sicuramente competenze, non è certo la scorciatoia per chi vuole svolgere progettazione in modo approssimato e superficiale. La Categoria Leadership valorizza, infatti, le azioni che il team di progetto e la committenza dedicano al tema della sostenibilità. L’investimento che viene effettuato in fase progettuale genera dei benefici, non solo in fase di costruzione, anticipando eventuali criticità, ma soprattutto in fase di utilizzo dell’opera anticipando concetti come vita utile, resilienza e monitoraggio, rendendo l’infrastruttura maggiormente fruibile e valorizzando la comunità locale.
4. Envision™ ha una visione olistica dello sviluppo dell’infrastruttura. Questo significa che i progettisti certificati dovranno apprendere nuove competenze per approcciare i progetti in modo trasversale, inter e multi-disciplinare. Quale tipo di formazione suggerireste a un giovane ingegnere che si sta affacciando sul mercato del lavoro e intende intraprendere una carriera nella progettazione infrastrutturale?
LO: Il protocollo Envision™, oltre a poter essere utilizzato liberamente in autovalutazione (è disponibile e scaricabile gratuitamente dal sito web), permette di ottenere la certificazione di sostenibilità dell’infrastruttura. Per giungere a questo risultato è necessario che il percorso di progettazione dell’opera sia “guidato” per poter ottenere i punteggi raggiungibili in ciascun credito; questa attività deve essere svolta da un soggetto esperto del Protocollo, il cosiddetto Envision Sustainable Professional, che ottiene questa qualifica dopo opportuna formazione e superamento di un esame ad hoc. È una nuova professionalità, che arricchisce quelle già acquisite nei corsi di studi o attraverso la pratica lavorativa, e che può portare a nuove opportunità di lavoro. Quindi è consigliabile acquisire anche queste competenze, che possono permettere anche a una società di ingegneria di offrire al mercato servizi a maggiore valore aggiunto rispetto ai propri concorrenti.
SS: Sono molti gli aspetti ingegneristici e progettuali cui Envision™ restituisce freschezza e interesse. Ad esempio, le valutazioni costi-benefici e le analisi del ciclo di vita (LCA) integrate nel protocollo assumono finalmente lo status di strumenti progettuali indispensabili al pari delle equazioni differenziali e della meccanica dei materiali. L’ingegnere, o meglio il progettista, deve abituarsi a maneggiare agilmente anche questi strumenti per indirizzare la componente tecnica dell’infrastruttura verso una direzione sostenibile.