Lo scorso anno si è concluso un grande progetto che ha permesso di portare acqua potabile nei territori più remoti della regione di Arusha, nel nord della Tanzania, e di avviare un meccanismo sostenibile di gestione delle infrastrutture e migliorare le abitudini igieniche della popolazione.
Prima che il progetto fosse completato grazie al contributo e alla collaborazione di Istituto Oikos, donne e bambini percorrevano molti chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua oppure erano costretti ad acquistarla al secchio e a caro prezzo. L’unica acqua a disposizione nelle vicinanze dei villaggi proveniva da fonti non sicure, come i canali di irrigazione. L’utilizzo di acqua contaminata e la difficoltà di accesso a questa risorsa vitale provocavano il diffondersi di malattie anche mortali, specialmente tra i bambini.
Abbiamo intervistato Giorgio Colombo, coordinatore di Istituto Oikos in Tanzania.
In che cosa consiste il progetto? Quali le esigenze che lo hanno motivato e i risultati raggiunti?
La proposta di Oikos parte da una richiesta specifica dei villaggi beneficiari che, insieme alle autorità distrettuali, hanno sollecitato un intervento per migliorare una situazione critica a livello di approvvigionamento idrico, con gravi problemi a livello igienico-sanitario.
Il progetto – che oggi copre 22 villaggi del Distretto del Meru, con una popolazione di circa 50.000 persone – ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di:
Accesso all’acqua: una nuova sorgente con oltre 700.000 litri di acqua giornalieri è stata connessa al sistema idrico; sono stati costruiti 262 km di nuove tubature, 280 nuovi punti d’acqua pubblici, 7 nuove cisterne (oltre alle 5 riabilitate), 10 impianti di raccolta dell’acqua piovana in scuole e dispensari. L’accesso all’acqua da parte della popolazione locale è migliorato notevolmente, passando dal 30% a oltre il 90%.
Miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie: training a oltre 10.000 studenti di 29 scuole primarie e secondarie; formazione di 15 comitati di villaggio responsabili della promozione di buone pratiche igienico-sanitarie; promozione di latrine migliorate e aumento della loro presenza nei villaggi dal 30% iniziale al 70% a fine progetto.
Gestione dell’acqua: registrazione di una Water Consumer Association (MAKILENGA WCA) presso il Distretto del Meru, elezione e formazione del Board, impiego di oltre 10 dipendenti (manager, accountant, water technicians ecc.) responsabili della gestione quotidiana dell’impianto idrico; raggiungimento del pareggio di bilancio durante il primo anno successivo alla chiusura del progetto (con un turnover annuale di circa 40.000 euro).
Sono state rilevate problematiche in fase di progettazione e di realizzazione?
Le problematiche principali sono ancora oggi i conflitti sull’utilizzo dell’acqua tra i villaggi a monte e quelli a valle, con frequenti atti vandalici al sistema da parte dei primi. Questo conflitto si è accentuato durante l’implementazione del progetto e soprattutto in concomitanza delle ultime elezioni politiche nazionali del 2015.
Attualmente il Distretto, in qualità di ente regolatore, sta intervenendo in modo serio e deciso per fermare gli atti vandalici e ristabilire le regole concordate dall’assemblea generale di tutti i villaggi.
Il coinvolgimento della popolazione locale ha aiutato a risolvere tali problematiche? In che modo?
La situazione sociale e politica della zona è molto complessa. Il coinvolgimento della popolazione locale è stato massiccio, sia in fase di realizzazione delle opere, che nella parte di creazione dell’ente di gestione dell’acquedotto, nel quale sono coinvolti i rappresentanti di tutti i villaggi.
Il conflitto tra i pochi villaggi a monte e la maggioranza dei villaggi a valle era presente fin dall’inizio del progetto. Grazie al processo di coinvolgimento della popolazione è stato cercato un accordo per garantire una distribuzione equa di tutte le risorse, generando un processo decisionale più democratico, basato sul diritto di tutti i villaggi di avere un accesso equo e sostenibile all’acqua, indipendentemente dalla posizione geografica.
È stato raggiunto un altro risultato fondamentale: la maggior parte della popolazione ha deciso di contribuire al servizio idrico, attraverso il pagamento di una tariffa basata sul consumo reale, garantendo così prezzi vantaggiosi ed evitando sprechi.
I lavori infrastrutturali sono stati portati avanti parallelamente all’ideazione di un modello per la gestione delle acque. Il meccanismo che Oikos ha sviluppato in collaborazione con le autorità e comunità locali è stato riconosciuto dalla Banca Mondiale e dal Ministero dell’Acqua della Tanzania come una strategia vincente per promuovere una gestione sostenibile dell’acqua: ci descrive nel dettaglio questo meccanismo? In che modo è stata coinvolta la popolazione? Quali gli obiettivi e quali le attività svolte da e con la popolazione locale?
Questo progetto per la sua complessità e le difficoltà incontrate è diventato un caso studio interessante nel panorama nazionale tanzaniano. In Tanzania la policy esistente prevede che il servizio di O&M (Operation & Maintenance) in ambito rurale sia delegato ai cosiddetti COWSO (Community Owned Water Supply Organization).
Oikos ha perciò creato un Comitato di Gestione, costituito dai rappresentanti dei Village Water Committees (Comitati di gestione dell’acqua) e chiamato MAKILENGA, che si è dato la forma giuridica di Water Consumer Association, la forma più partecipativa (ma anche più complessa) di gestione prevista dalla policy in vigore.
L’aspetto interessante di MAKILENGA è che si tratta di un COWSO multi-villaggio, quindi di un cluster di diversi piccoli comitati dell’acqua a livello di villaggio.
Vari studi fatti in Tanzania, e non ultimo uno studio realizzato da Oikos nella Regione di Arusha, hanno mostrato come la performance dei COWSO multi-villaggio sia molto più efficiente rispetto a quella di organizzazioni formate solamente da uno o due villaggi.
Inoltre, nelle zone vicine al MAKILENGA, esistono esperienze di Federazioni di COWSO che si mettono in rete e condividono servizi di supporto e relativi costi.
Questo modello è stato promosso da Oikos e dalla Regione di Arusha, ed è stato pilotato con successo in altri Distretti, fino a essere riconosciuto dal Ministero dell’Acqua tanzaniano.
MAKILENGA ha un ruolo cruciale per garantire la sostenibilità dell’impianto idrico realizzato dal progetto. Oggi MAKILENGA è un’impresa sociale di successo, che conta 44 membri del board molto motivati e proattivi, e che ha il compito di gestire l’impianto e curarne la manutenzione, monitorare la qualità dell’acqua, controllare che non si verifichino comportamenti illegali come connessioni abusive al sistema.
In questo momento si stanno cercando partnership e risorse per replicare questo modello vincente e sostenibile in altre regioni della Tanzania, in modo da generare un impatto a livello nazionale e promuovere esperienze significative in contesti diversi dalla Regione di Arusha.